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 mostre/exhibitions 

IL DIAVOLO NELLA PENTOLA - Anna Bergamini

The devil in the pan - Anna Bergamini

AGOSTO/AUGUST - OTTOBRE/OCTOBER 2016 

ITA

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Alla fine del villaggio c'Era un posto verso il quale tutti si

dirigevano con le carriole colme di ciò che non volevano più. Che

fossero leggere come sorrisi o pesanti come intenzioni

peccaminose, le carriole si succedevano, grandi e piccole, veloci

o incespicanti. Era un piccolo dosso in principio, quello che alla

fine divenne un monte di rifiuti. Sopra il monte una capanna che

si fece ampia senza mai osarsi castello. Nel castello sarebbe

stato un principe, nella capanna un diavolo, povero. Egli ogni

mattina ravanava (rovistava) tra gli scarti per cavarne il

materiale con cui lavorare alla sua fornace. Fosse festa o giorno

di pena, ne usciva sempre soddisfatto e la fornace fondeva e lui

picchiava con un martello col manico d'osso sospetto. Picchia che

picchio, ne uscivano pentole e pentolini. Il giorno di un nuovo

anno scovò talmente tanto su cui lavorare, che si ritrovò immerso

tutto fino alla cinta dentro un paiolone da festa di paese e

ancora cresceva e lui sempre più piccino dentro a battere e

rimbombare, che ne fu sordo e prese a cantare.

Potrebbe iniziare così una delle opere di Anna, perché così si

mescolano parole e tratti nel suo lavorare, storie lette ed

inventate che fanno pensare alla musica del Capossela più onirico,

ma non ne basta uno, che subito si rimbalza a Khachaturian, e poi

si smette e si guarda rapiti. La figlia del dottore tiene a

distanza il ritratto del succitato, magari defunto per una

frescata, le stampe dei mercati fanno osare una mostra Bosch-

Bruegel-Bergamini, ma si è già altrove, tra tarocchi, bestiario

immaginifico, antropomorfo, zoomorfo, fantastico. La tecnica

spazia da acqueforti, acquetinte, pastelli su faesite, il tratto e

i soggetti sempre riconoscibili. Quando tutti guardano da una

parte saremo salvati da chi, solo, guarda altrove. Il medioevo fa

paura, terrorizza chi non sa fare più nulla se non pigiare tasti

come un ossesso. Erano secoli seri e seria è questa mostra che

inaugura una nuova fase di Casa Là Farm Gallery un periodo di

profonda trasformazione e selezione, una mostra all'anno, al

massimo due, e una collezione permanente in riallestimento. Una

esposizione per artigiani che guardando capiscono la fatica dei

lavori appesi, sudore che esorcizza i turbamenti che li hanno

partoriti. Non c'è spazio per l'inquisizione, le streghe pagano

già dazi che son peggiori dei pentoloni bollenti e allora volano

con le dita sui materiali, così qualcosa, a far bene o male,

resterà. Nella sequenza se l'ultimo lavoro fosse il primo ad

essere stato realizzato non sarebbe facile capirlo, anche per

questo la successione è emozionale, non temporale, perché nel

sogno -come nell'incubo- è l'intensità a scandire la memoria di

ciò che abbiamo provato.

 

Curatori:

Irene Raspollini

Sandro Fracasso

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