In ogni stanza, vuoi per questione di eleganza, ospitalità, o per la frettolosa abitudine di mollare da qualche parte gli abiti, ho sempre pensato dovesse esserci una sedia. In fondo è una di quelle invenzioni che ribadiscono la superiorità bipede dell'uomo: accovacciato non ci sta più bene e vuol poggiare la schiena su qualcosa di rigido ed aerato, le terga su morbida paglia accogliente.
“La sedia” di Don Manuel Bueno Martire è giunta a Casa Là Farm Gallery pochi istanti prima di una delle nostre cene molto intense. Non se ne è parlato affatto, né prima, né dopo. È rimasta educata su una panca in castagno; prima di andare a letto l'ho appesa sopra una poltrona grassa e polverosa, dello stesso color mostarda del pavimento del quadro. La sedia, per l'appunto, un po' poggia, un po' galleggia sul pavimento e quasi si regge a una balaustra che ricorda da vicino quelle delle navi da crociera. Così è differente quello che dovrebbe far da cielo, di fatto ha pennellate da mare agitabile. Una sedia su un parquet da nave che sente gli spifferi di alisei tra schienale e seduta. In molti avranno voglia di interpretare il perché si raffiguri una seggiola, cosa voglia significare; a cosa ci porterà la pericolosa crescente onda di raffigurazioni d'arredamento? Ancor più: come dormire in una stanza in cui tanto ci si discosta dal rassicurante luogo comune posturale? Scopritelo, a vostro comodo, passando a visitarla (su prenotazione via e-mail: noncresco@gmail.com)
Sandro Fracasso