Saecula Saeculorum
Polaroid emulsion lift su tela trattata con Chianti DOCG , Curcuma e mordente (dim.120x70)
Autrice: Gaia Ingelsi
Forse lo presagiva già nel titolo, eppure non si può fare a meno di notarlo subito: È un'opera senza tempo, sarebbe stata bella cento anni fa, lo sarà fra cent'anni.
L'autrice la descrive così: “L'uomo e il suo progresso. Agogna il suo volere senza scrupoli alcuni e, da questa voglia maniacale e incontrollabile si fa domare e sovrastare, diventando così, succube di se stesso. Coltiva il suo progetto sulla nuda terra, annaffiandolo con le sue grandezze e percorre fastose strade che portano spesso solo alla sua vacuità. Egli vuole tutto, tutto quello che crede sia dovuto. Cerca una proiezione di se stesso, crea e distrugge allo stesso modo, senza alcuna differenza. Colline appese, in un impalpabile spazio. Piovono macerie.“
Cosa ci potremmo perdere di Saecula Saeculorum? Polaroid emulsion lift è una tecnica abbastanza recente e laboriosa, che affonda i crismi nell'opposizione allo sviluppo immediato della sua stessa origine. Tanto è completa e veloce la Polaroid nel fornirci quasi immediatamente il risultato dello scatto, tanto è lunga e ingegnosa la fase di emulsion lift con il suo staccare e riallocare la parte superficiale della foto su un supporto nuovo e fremente.
Io credo ci sia dell'altro, quando crei un'opera non puoi contemporaneamente esserne anche fuori, finisce che il fine ti assorbe, che assolvi il ruolo come dettato dalla tua stessa vis creativa: demiurgo di te stesso.
Cosa si vede di più in Saecula Saeculorum ? La negazione dello spazio. Se Dalì con i suoi orologi mosci cancellava il tempo, relegandolo a un relativo bizzoso, Gaia Inglesi fa piovere palazzi accartocciati su un piano ripresa veloce, costruito ad arte con paesaggi in carovana. Le singole foto delle colline solo a volte corrispondono allo stesso scenario (prima e ultima coppia) le altre sono opportunamente avvicinate fornendo una sensazione di continuità. I sensi invero ingannano, questo ci ripete l'opera; ovunque ti conducano i tuoi passi potrai trovare una congruenza, ma sarai tu stesso a costruirla nel collage dei tuoi pensieri. Gli alberi non hanno posto dove crescono le case, allora se lo prendono sotto terra, in quel mondo opportuno ed immaginifico, che la generazione allattata dagli ultimi agi e cresciuta nei primi disagi osa sognare. Non ha religione quest'opera e così riflette un intero movimento d'idee che accomuna pensatori di ere differenti, ma ha una speranza incrollabile, materna, unicamente femminile.
L'ho voluta per la galleria non solo per la valenza estetica, ma per la sua attualità: una generazione cresciuta tra i capricci da fratelli maggiori di chi l'ha procreata, non può che sfogarsi contro il grasso passato prossimo. È come se tutti i libri fossero andati distrutti in una biblioteca alessandrina globale, ed un po' è così se si pensa a quante ore fagociti la vita da sempre-raggiungibili. L'iconoclastia della memoria, che rompe i vasi e scolla le foto, digerita, defeca arte.
Sandro Fracasso