In periodo di crisi diviene abituale il concetto di fallimento. Fallire risponde alle esigenze di un'economia contratta. Dal fallimento nascono le opportunità, spiegano i formatori che ringalluzzano gli uditori dei corsi propedeutici per disoccupati, e di sicuro dai fallimenti nasce il loro stipendio. L'attenuazione di un concetto negativo diffuso è l'indoratura della pillola per garantire il controllo della follia in un momento in cui la verità appare più oscena del solito. Si fallisce perché non era possibile altrimenti. Il fallimento è un motivo per ripartire. Il fallimento è uno stato mentale. Il fallimento totale non esiste. Nell'arte, il fallimento è la conditio sine qua non del processo creativo di tanti artisti. Mi sento un fallito, ma nella mia arte urlo che non lo sono, anzi, voi che la guardate avete il dovere di dirmi che in effetti ho proprio delle gran doti. Non mi è venuto come volevo, ma va bene lo stesso, è arte, l'arte di per sé è incontrollabile, tutto è arte, guarda bellino. Oppure, e questo succede piuttosto spesso, al fallimento si cerca di porre rimedio tramite l'inganno: l'inganno di una mano di colore in più, di un'opera orrenda tagliuzzata per diventare un buon collage, di fori, colla e altro ancora che possano dare a ciò che abbiamo realizzato più senso di un viaggio in pattumiera. Anzi, meglio: l'inganno da toppa diventa un'opera d'arte. Si trasforma in un nucleo complesso di significato. Diventa una trasmissione di immaginazione. Covo l'idea di curare una mostra in cui le opere selezionate nascano da sbagli. Nella fotografia, soprattutto quella analogica, qualche setting errato nella macchina o qualche scazzo in camera oscura bastano per rovinare l'immagine. Foto bruciate, troppo scure, fiorite di macchie luminose, bestemmie al buio come se piovesse. Vorrei che i fotografi partecipanti selezionassero i loro migliori fallimenti. Che facciano un passo indietro nell'ascesa del proprio ego e mostrassero cosa c'è dietro alle buone opere d'arte. Vorrei qualcosa che, nonostante sia stata resa piacevole dagli inganni e i rimaneggiamenti, venga sbandierata ufficialmente come un clamoroso flop rispetto all'idea originale. In pratica, vorrei porre l'accento non sul risultato, ma sul punto di partenza. Il fallimento può diventare veramente un opportunità, ma il rospo va ingoiato, senza sale né pane. Nei prossimi mesi Casa Là Farm Gallery ospiterà una mostra simile. Nel frattempo, state all'erta perché l'autunno si preannuncia ricco di iniziative. Saranno mesi carichi di luce come una foto bruciata. Burn, baby, burn.
Irene Raspollini