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Chiasso e sterilità


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La distruzione di Hatra e Nimrud è una chiara risposta alle provocazioni di Ai Weiwei.

Si risolverebbe tutto in una questione di stile e mezzi, e non nel tentativo di distruggere le radici storiche dell'umanità.

La demolizione delle città antiche di Hatra e Nimrud è una chiassosa reazione al ready business dell'astuto jet set artistico mondiale.

Le colpe possono e debbono essere ripartite in seguito a una asciutta analisi dal punto di vista temporale. Gli scaltri scatti ritraenti l'artista dissidente cinese che distrugge un vaso antico hanno fatto il giro del mondo; a seguire è prontamente venuta una sua installazione con centinaia di vasi antichi da lui ritoccati con pigmenti chiassosi (e subito schizzati a prezzi assurdi). Chi conosce bene l'evoluzione del mercato dell'arte post Duchamp, passando per Catellan, sa benissimo come si costruisce un brand artistico e di qui una solida ricchezza.

Il successo inteso tra l'altro come accettazione di un sé, non necessariamente gradevole in termini di gusto medio, fino a una sua elevazione sovrumana, è da sempre oggetto secondario delle menti megalomani. Il fine principale fortunatamente, mi riferisco alla immortalità, non è stato ad oggi perseguito con successo.

Ciò che impedisce il più delle volte di cogliere il perché delle azioni sono l'eccesso di informazione, e la quiescenza del pensiero laterale. Pensa al coniglio, mi vien da ricordare, che scappa dalla tana per allontanare i cani da caccia dalla sua prole.

In questo contesto si tratta della vera notizia, seppellita sotto strati di sdegno di abili e opportunisti arricchiti del mondo dell'arte. Personaggi che percepiscono stipendi da sogno e che vedono bene di giustificarli con una levata di scudi cui non possono far mancare le loro voci. Perché? Semplice, perché non essere fra quelle voci significa non contare nel mondo dell'arte, quindi non essere intervistati, invitati, fatti sfogare del tempo che trionfalmente di loro se ne frega. Cosa ha fatto questa gente in tutti questi anni per mettere al sicuro l'arte che tanto amano?

Torniamo alla notizia embedded. Si tratta di un semplice caso di furto. I devastatori di musei e città millenarie se ne sono andati con monete d'oro e argento antiche, come avrebbe fatto qualunque ladruncolo. Il motivo è che desiderano come tutti ricchezza e successo; non hanno dalla loro la scaltrezza o la dialettica di critici, mercanti ed artisti di successo. Di conseguenza hanno preso una scorciatoia. Probabilmente quelle monete sono già entrate a far parte di collezioni private di ricchi appassionati. Non è da escludere che i medesimi parteciperanno a breve a qualche raccolta fondi per evitare altri disastri analoghi.

Ripartire la ricchezza preserva vite umane, le rende dignitose e, in ultima istanza, impedisce che per rubare uno si distrugga cento.

Sandro Fracasso

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