A pensare che il pezzo di ieri esaurisse ciò che c'era da comunicare si è ingenuotti.
Non oltre la cartella e scritto semplice, altrimenti te li perdi a metà pagina; quindi mi son dovuto fermare per riprendere oggi.
Una nuova opera è arrivata a Casa Là Farm Gallery. Le Bagnanti, di Adriano: è un classico, già nel titolo, rivisitato in chiave arte degenerata. Si trovano elementi espressionisti alla Kirchner, ma anche tardo impressionisti in chiave autunnale. E tutto questo per contestualizzare storicamente e stilisticamente il dipinto ad olio, di modo da rendere merito alla formazione. Andando oltre, la nota di dolore insuperata che caratterizza le opere di Adriano è lì davanti a tutti, con quel volto segnato più dal pianto che dall'età. Se le lacrime dovessero adeguarsi in quantità alla sofferenza che trasmette, sarebbero sufficienti a bagnare tutte le protagoniste e a modo loro lo fanno. Perché le lacrime dell'opera sono di fatto i corpi che la circondano, in pose dannate, dolenti e contorte. Se a bagnarsi si stesse così, chi lo farebbe se non qualcuno che deve esternare un tremendo dolore? Anche l'emi-nudo in primo piano esalta la sofferenza in una posa plastica e rassegnata. I colori spenti e marcescenti, lo sfondo senza speranze, il fuoco che si perde tra carne e terra. Quando si espongono opere così ci si chiede chi oltre noi avrebbe il coraggio di tenerle in camera da letto. Eppure il dolore se ne frega del fatto che tu voglia o meno fargli posto: se lo prende.
Diego Gabriele ha appena concluso in gran spolvero la sua mostra qui da noi ed
una delle sue opere parte anch'essa per Ferrara. Si tratta di Petite, è graziosa e bilanciata nelle sue forme incorruttibili, nei suoi toni conturbanti. Abbiamo atteso un po' perché ha ricevuto sguardi ed interesse fino a pochi giorni fa, ma ora è il suo momento di viaggiare. Le auguriamo buona sorte a Ferrara.
L'uovo? Sì manca un uovo, un simbolo di pienezza e di ampliamento temporale e prospettico alla seconda parte della spedizione ferrarese. Mi sto riferendo sfacciatamente a DMBM. Aspetto un'opera da Diego Perucci, un suo uovo, dal guscio coriaceo eppure così fragile. Una tela che sappia bilanciare i suoi molti impegni riportandolo all'ironico susseguirsi di linee precise, ma non metodiche, che tanto affascinano e coinvolgono. Un pensiero di stoffa, un sussulto che ti fa dire che lo vuoi tenere con te. Mi è capitato nel recente passato e so che l'attesa non sarà troppo lunga. L'ispirazione non è affar proprio, tranne quando si cerca di sparar bubbole per darsi un tono, quanto un evento collettivo, una rapina educata.
Sandro Fracasso