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Atti di appropriazione debita


Facendo il verso al titolo della coinvolgente opera di Annalisa Signore: “Atti di Rimozione”, festeggiamo l'ingresso in galleria dei due caposaldi della sua produzione. Mi fa piacere proporre un'analisi del suo percorso.

“Il ricordo” pare tutto tranne una prima opera e men che meno il frutto di una diciassettenne. La figura in basso a destra (Annalisa stessa) riluce di uno sguardo ironico e beffardo. Il tronco senza movimento, né mani, è più scultoreo che pittorico, sia come posa che come collocazione. Non c'è un palazzo napoleonico a fare da ambientazione e men che meno un odioso sfondo monocromatico; piuttosto ritagli di sogni e di cieli infantili: cadono pezzi di vita. L'uso del marker a connotare gli aspetti salienti taglia speranze di libertà alle particelle dell'opera; esse finiscono col vagare in un ambiente latteo che, seppur garbatamente, inonda le isole di colore risaltandole e al contempo ridimensionandole. Riferimenti? Di certo la scultura come anticipato, ma sarebbe riduttivo ricondurla solo a questo, si farebbe un torto alle evidenti intuizioni giovanili dell'autrice; c'è un dietro fatto di sogni in prigione e un oltre – nascosto alla sinistra del busto- che si ignora e quasi si perde per la noncuranza con cui è snobbato dal collo ricurvo della protagonista. Illustrazione anni settanta oltre cortina? Fumetto argentino? Forse, ma con un pizzico di metafisica estense.

Passano gli anni fino a giungere al 2013 annata migliore per i bianchi che per i rossi. L'autrice impone una bionda abusata e conseguentemente guardatissima, gli occhi hanno sfondi di legno e lei non commenta. Il fatto che non possa perché la bocca è censurata, così come lo sono le mani che la bistrattano, la rende un'opera morale. Dettaglio favoloso il seno sospeso sotto la morsa dell'uomo invisibile, ma molto preciso nella presa. Ottima l'intuizione di lasciare alle vene del legno il senso di omogeneo che unifica la pochezza del virile, che alla bellezza reagisce con l'impotenza e la violenza. L'austera, esile, ma decisa postura della protagonista non si scompone, solo l'aumentato umor vitreo resta a trasmettere quel carico che grava su chi ogni giorno, per giorni, a divenire anni, accumula l'ingiustificato assalto dell'impotenza maschile.

Riferimenti? Balthus. Sì, si respira la sua aria assatanata, ma anche Giovanna al rogo di Dryer, fino alle modelle anni settanta, con caschetti che la lacca faceva sembrare elmi stile Guerre Stellari.

Anche in questo caso è presente il marker filo conduttore dell'opera dell'artista, con la chiara finalità di segnare un confine intangibile su un piano morale, tra lei e loro. Santa al rogo o strega già arsa, come sanno fare i cavalli quando soffrono non emette un verso, e soprattutto non muove un muscolo.

Sandro Fracasso


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